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Essere sovrani nel proprio Paese è lecito

Ad inizio gennaio la televisione Svizzera di lingua tedesca SRF1 ha trasmesso un documentario delle serie DOC-Auf und davon. Vengono documentate e seguite varie persone che, per vari motivi, hanno deciso di lasciare la Svizzera per trasferirsi altrove. Una coppia mista (lui turco e lei svizzera) decide di trasferirsi in Turchia per costruire e dirigere un albergo, un’altra coppia vicina al pensionamento (ambedue elvetici) desiderano dirigere un Resort di vacanze sulle isole Filippine ed infine una famiglia del canton Argovia (genitori e due figli) decide di trasferirsi in Canada. Questa ultima avventura ha captato il mio interesse. Il padre è carpentiere e dirige una piccola azienda. La concorrenza è diventata insopportabile e non vede più prospettive utili in Svizzera. Siccome già da giovani ambedue sognavano il Canada, decidono che è giunta l’ora di concretizzare il loro sogno nel cassetto. Da varie settimane lui non accetta più nuovi impegni e la casa unifamiliare viene messa in vendita. Da oltre un mese l’uomo ha in tasca un contratto di lavoro stipulato con una grossa società canadese specializzata nella costruzione di case prefabbricate. Il suo compito sarà dirigenziale e dovrà occuparsi di un gruppo di montatori sui vari cantieri. Anche la nuova dimora in Canada è stata trovata ed i bambini sono già iscritti nelle scuole locali. L’unica cosa che ancora manca per salire a bordo dell’aereo è il visto del Governo canadese. Da mesi la famiglia ha inoltrato a più riprese una richiesta di permesso di soggiorno illimitato, allegando il contratto di lavoro, la situazione fiscale e la conferma di dimora, ma il visto si fa attendere. Finalmente arriva posta dal Canada; ma la delusione è grande! Nel Dossier inoltrato manca uno speciale certificato firmato e timbrato e di conseguenza la richiesta è stata di nuovo respinta! La signora indica alla telecamera un classificatore ben riempito, con le copie dei formulari, delle richieste, dei documenti e delle conferme già inoltrate durante gli ultimi mesi. Una certa rassegnazione appare sul volto dei coniugi argoviesi. Ma la famiglia non si scoraggia e inoltreranno un’ennesima richiesta, cercando di allegare tutto quanto richiesto, debitamente compilato, timbrato e firmato, sperando che finalmente sia tutto in perfetto ordine al fine di ottenere il necessario visto. Si capisce da se che il tutto va compilato e allestito in lingua inglese. Non mi è conosciuto se l’avventura ha portato a buon fine, e a dire il vero non mi interessa. Ciò che più mi ha colpito è la precisa e dettagliata richiesta e le pretese che il Governo canadese prefigge prima di lasciar entrare, per risiedere e lavorare nel proprio Paese, delle persone provenienti dall’estero. Un esempio di coerenza e protezionismo indigeno onde evitare che degli stranieri si insedino “a rischio” nel proprio Paese. A rischio di non essere autosufficienti, a rischio di non sapersi integrare, a rischio di non conoscere la lingua o le lingue nazionali, a rischio di non avere un lavoro, a rischio di non avere un posto dove abitare… Il Canada non è di certo un Paese scontroso o poco ospitale ne tantomeno è ritenuto razzista, ma può comunque permettersi di stabilire delle regole ben precise e di sistemare quanto in alto desidera l’assicella da superare per l’ottenimento di un permesso di soggiorno. Nessuno si permetterebbe mai di asserire che questo modo di procedere è disumano o poco collegiale, oppure che il Canada si dissocia dagli altri Paesi. Nell’ambito dell’iniziativa contro l’immigrazione di MASSA, l’UDC desidera rendere un po’ più severe le premesse per l’ottenimento di un permesso di soggiorno, permettendo così di essere in grado di controllare almeno minimamente l’immigrazione. Una richiesta che dista ancora mille miglia dal modo di procedere del Canada, ma, siccome è stata lanciata da un partito che il nostro Governo di centro-sinistra (assistito egregiamente dai Media) ritiene inadatto e poco collegiale, si procede al classico “tutti contro l’UDC” combattendo dunque, a suon di milioni provenienti dagli altri partiti o da Economiesuisse, questa iniziativa. Se potessi scegliere, opterei anche in Svizzera per il sistema canadese, ma sognare è lecito… Ciò che invece possiamo realmente fare e dobbiamo assolutamente attuare è quanto chiede questa iniziativa. Io voterò SÌ all’iniziativa contro l’immigrazione di MASSA e spero facciate altrettanto. Gian Luca Giovanoli

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