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Padroni delle nostre risorse

Festa UDC Valposchiavo – 21 luglio 2019
Discorso di Livio Zanolari, candidato al Consiglio nazionale (lista 14)

La Festa estiva dell’UDC è oramai una tradizione. È un momento di riflessione e di scambi di opinioni, il tutto in una cornice di festa e quasi sempre alla presenza di alti esponenti della politica cantonale e svizzera.
Quando abbiamo fondato l’UDC Valposchiavo il presidente Fulvio Betti e il cofondatore Elio Paganini hanno insistito su un punto: “L’UDC Valposchiavo deve occuparsi in particolare dei problemi e delle prospettive della Valle di Poschiavo.”
Ora a distanza di 7-8 anni si può dire che i fondatori hanno mantenuto ampiamente le promesse. Hanno preso a cuore e sul serio i problemi nei due comuni, hanno avuto la capacità di contribuire al benessere della vita pubblica. Hanno avuto il coraggio di opporsi a qualche progetto o di apportare i miglioramenti e le correzioni necessarie ad altri progetti.
In sintesi. Hanno fornito un contributo tangibile a beneficio delle istituzioni e della popolazione della Valle di Poschiavo. I miei complimenti!
Anch’io con questo intervento voglio occuparmi di ciò che riguarda da vicino la nostra popolazione. Voglio soffermarmi sulle nostre risorse, il cui destino dipende moltissimo non solo da ciò che possiamo decidere noi, ma sempre più spesso da ciò che è deciso nelle capitali, a Coira risp. a Berna.
Dobbiamo fare molta attenzione alle modifiche delle leggi e alla loro attuazione. Le leggi sottostanno al diritto di referendum facoltativo e quindi la popolazione può avere una voce in capitolo e far valere il diritto contemplato dalla democrazia diretta..
Ma il grosso pericolo è rappresentato dall’attuazione delle leggi che avviene con l’ausilio delle ordinanze. Queste sono di competenza del Consiglio federale, che a sua volta è sotto l’influsso di un’amministrazione sempre più ingombrante e sempre più potente, oltre che essere molto lontana dal Cantone dei Grigioni.
Spesso accade che l’attuazione di queste ordinanze si ritorce contro le regioni discoste e qui ci si accorge che noi non siamo più padroni delle nostre risorse. Pensiamo alla rivitalizzazione del fiume poschiavino o alla lotta contro i grandi predatori.
Quanto alle nostre risorse siamo purtroppo molto scontenti anche su come la politica federale ha gestito la strategia energetica 2050, accettata in votazione popolare nel 2017. La strategia energetica non ha mai messo in primo piano gli interessi delle regioni di montagna.
Perché? Perché non ha mai promosso la costruzione di grossi progetti dell’idroelettrico; quei progetti che sono in grado di aumentare la tanto necessaria produzione di energia elettrica anche in inverno, in quella stagione in cui la domanda di corrente elettrica è molto alta e nel contempo scarseggia la produzione indigena.
Ecco perché, proprio nella stagione fredda, siamo costretti ad importare una grande quantità di energia da centrali atomiche francesi o da centrali a carbone germaniche.
Da quest’ottica la strategia energetica 2050 ha avuto ben poco di strategico. Prova ne sia che un Progetto di importanza nazionale come quello di Chlus, nella Bassa Prettigovia, non sia stato ancora realizzato. Ricordiamo che la centrale Chlus assicurerebbe una produzione annua considerevole di 237 GWh, più della produzione della centrale di Campocologno I (183,5 GWh).
Questo importante progetto non si è ancora potuto realizzare per motivi finanziari, e anche perché la strategia energetica non è stata in grado di creare le garanzie per i progetti più ragionevoli e necessari.
I 12 comuni coinvolti della Prettigovia e della Valle del Reno hanno già firmato le concessioni nel 2015, ma le condizioni per la costruzione non sono ancora date. Questa amara constatazione ci dimostra che gli incentivi voluti dalla Strategia energetica si rivelano antistrategici.
Noi vogliamo invece puntare sulla nostra risorsa più preziosa, perché in tal modo promuoviamo la politica ecologica più efficace e beneficiamo al meglio dell’acqua, la nostra straordinaria e più importante risorsa energetica.
Oltre al progetto Chlus ce ne sono altri due che riguardano il Sud dei Grigioni, il Lago Bianco e la Val Curciusa, due progetti di centrali con sistema di pompaggio. È giunto il momento di rilanciare le proposte di impianti con un’alta potenza installata e di proporre soluzioni di finanziamento, vale a dire incentivi, che offrano alle compagnie idroelettriche le dovute garanzie d’investimento.
Le nostre valli e le nostre regioni hanno bisogno di investimenti in loco (posti di lavoro, introiti fiscali e altre entrate). Con le false promesse della strategia energetica si continua a indebolire le famiglie e soprattutto le regioni di montagna e con esse ancora una volta l‘industria dell’idroelettrico.
È quindi auspicabile un cambiamento di rotta della politica energetica svizzera, soprattutto per progetti di importanza nazionale che aumentano la produzione di energia elettrica, anche in inverno; naturalmente con le dovute proporzioni rispetto alle altre stagioni in cui la portata di acqua è generalmente superiore.
Gli esponenti dell’UDC difendono le nostre risorse com’è il caso dell’idroelettrico, per cui abbiamo tutte le buone ragioni per chiedere il sostegno nelle prossime elezioni del Parlamento, il 20 ottobre prossimo.
Livio Zanolari

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